di Luigi de Magistris, Sindaco di Napoli dal 2011 al 2021
Le Vele attraversano la storia di Napoli degli ultimi quarant’anni, dal dopo terremoto ad oggi.
In questo sito, l’architetto Antonio Memoli fa un lavoro serio e prezioso, perché ricostruisce, con foto, documenti ed analisi la storia delle Vele, dalla loro costruzione ad oggi.
Da Sindaco più longevo della storia di Napoli, dal 2011 al 2021, ho potuto conoscere ed affrontare uno dei temi più spinosi della questione urbanistica, sociale, territoriale ed umana della nostra città. Ripercorro, per sintesi, alcuni passaggi salienti del mio e del nostro rapporto con le Vele e la sua comunità. Ovviamente già prima della mia scelta di candidarmi a Sindaco di Napoli conoscevo la storia delle Vele ed anche la narrazione come un pezzo di città dominato dal crimine organizzato e quasi senza speranza. Dopo pochi giorni dalla ufficializzazione della mia candidatura un giovane volontario attivista, mio collaboratore, Alessandro Di Rienzo, mi dice che vuole presentarmi Vittorio Passeggio, l’uomo con il megafono, leader storico del collettivo di abitanti delle Vele, il “Comitato Vele”. Rimango affascinato da quest’uomo, volto vero di Scampia, dalla profonda umanità, sensibilità politica, di grande passione e con carattere e personalità complessi. Per Vittorio la lotta dell’umanità nelle Vele valeva una vita. Per lui le Vele e il futuro del quartiere, in lotta con gli oppressi contro gli oppressori, era la cifra più autentica del suo impegno politico. Una delle prime passeggiate in cammino tra il popolo e con il popolo la feci con Vittorio e con tanti abitanti dalla sede del Gridas di Felice Pignataro e Mirella La Magna, passando per Monterosa fino a Scampia, alle Vele. Per tutto il cammino Vittorio parlava e urlava nel microfono invocando la partecipazione dei cittadini alla rivoluzione che volevamo mettere in campo. Mi presentava alla sua gente, ai suoi rioni. Avevamo ben spiegato a Vittorio qual’era la mia idea per costruire un programma condiviso e per governare Napoli in maniera autonoma, fuori dal sistema. Vittorio capì il mio essere stato magistrato fedele alla costituzione con un profondo senso di giustizia, fatto fuori da poteri criminali che agiscono dentro lo Stato ai massimi livelli. E Vittorio, con la sua profonda sete di giustizia, aveva capito che potevo essere l’uomo giusto al momento giusto. La nostra è stata da subito una intesa umana, una simpatia affettiva, ci volevamo bene, nelle nostre reciproche autonomie. Quella passeggiata con Vittorio è stata uno dei momenti più significativi della campagna elettorale. Mi ha aperto le porte a Scampia facendo scricchiolare la diffidenza verso la politica, le istituzioni e la stessa candidatura di un magistrato che qualcuno voleva dipingere solo con manette ed arresti.
Entrai la prima volta nelle Vele e conobbi il Comitato, le donne e gli uomini, i bambini, i ragazzi. Volti che non ho mai dimenticato e che ho incrociato ed incontrato per anni durante la mia sindacatura. Ho molto ascoltato, con pazienza, attenzione, rispetto, con la mia solita autonomia e libertà. Il programma su Scampia si è costruito anche lì, nella sede del Comitato, dentro le Vele. Il desiderio del popolo di Scampia era ottenere ascolto e dignità. Mai lamenti, ma grande fierezza ed umanità. Non sono mai stati ossequiosi nei miei confronti, ma rispettosi sempre. Non li ho mai giudicati, nè guardati dall’alto verso il basso. Il Comitato voleva l’abbattimento delle Vele per ottenere abitazioni rispettose degli esseri umani e poi la contestuale riqualificazione del quartiere. Una grande scritta si legge entrando: “che cosa vuole Scampia? Tutto”. Perché la politica gli aveva tolto tutto, anche la speranza dopo averli illusi nelle promesse tante e nelle numerose campagne elettorali. L’amministrazione di centro-sinistra guidata dalla Jervolino li aveva lasciati sommersi da montagne di rifiuti.
Nelle abitazioni delle Vele manca tutto, ma non la dignità. Manca spesso l’acqua, le fogne un miraggio, vi è umidità profonda, degrado, topi, case fatiscenti su cui la manutenzione è stata quasi inesistente. La criminalità presente e pressante, ma mai dominante in assoluto. Gomorra e la narrazione tossica di rimbalzo sono stati un business per qualcuno e un danno enorme per Scampia. Passava un racconto unilaterale, Scampia solo criminalità, violenza, camorra. Mai il racconto del bene che voleva squarciare le tenebre, ma solo il male. A Napoli l’inferno esiste, ma esiste anche il purgatorio ed il paradiso, ovunque, e bisogna raccontare il bene e il male in modo da aiutare le persone a scegliere da che parte stare. E bisogna stare nei luoghi in cui non si ha la possibilità di scegliere da soli ed il confine tra disagio, disadattamento, devianza e crimine è un battito d’ali di farfalla. Mi sono caricato, insieme alla mia squadra, Scampia e le Vele come una priorità. Qualche dato per ricordare e scongiurare il vizio della memoria corta: da Scampia abbiamo cominciato la raccolta differenziata con risultati egregi, da lì prima di Posillipo, per dare un segnale di fiducia. Scampia durante la mia sindacatura è stato il quartiere di Napoli con il massimo numero di associazioni. L’uscita della metro Linea 1, la realizzazione dell’Università di scienze infermieristiche, impianti sportivi nuovi, interventi nelle scuole, aree sottratte al degrado grazie alla partecipazione dei cittadini, ma soprattutto, quello che in questo emozionante sito viene raccontato, il progetto di abbattimento delle Vele e di riqualificazione del territorio. È stato quest’ultimo un originale, complesso, difficile ed appassionante progetto di democrazia partecipativa e di decisione condivisa con il territorio. Nessun lavoro calato dall’alto, ha deciso il territorio insieme all’amministrazione comunale. Un grandissimo lavoro di squadra della giunta e dei dipendenti comunali ad ogni livello, dai vertici agli impiegati. Un lavoro di forte competenza, professionalità, abnegazione e coraggio di tanti assessori, ne voglio citare uno per ringraziarli tutti: Carmine Piscopo che è stato l’anima e il cuore del progetto Vele. Solo io ho incontrato decine di volte il Comitato e gli abitanti di Scampia, sia nella loro sede, nelle case, per strada, al comune. Decine e decine gli incontri dei componenti della giunta e dei dirigenti incaricati di seguire tutti gli aspetti: urbanistica, beni comuni, patrimonio, sociale, legalità, cultura, infrastrutture, insomma servivano tutti i servizi.
In un processo così rivoluzionario gli ostacoli, piccoli e grandi, sono stati tanti. Ed anche i momenti difficili nel confronto tra territorio ed amministrazione non sono mancati. Il conflitto sociale e l’accesa dialettica democratica non sono problemi ma sintomi della ricerca della soluzione se c’è volontà e spirito costruttivo a cominciare da chi governa. La nostra amministrazione non aveva risorse economiche ed è stata dolosamente ostacolata da governi nazionali e regionali e, quindi, non era per nulla facile progettare un cambiamento epocale senza avere soldi pubblici in partenza. Ma la volontà del popolo e dell’amministrazione era fortissima. Togliendo la “monnezza” da strada e portando cultura, ascolto e lotta al degrado e alla camorra, si è data grande fiducia alle persone. Hanno cominciato a vederci come la speranza smarrita che diveniva realtà. Il progetto di abbattimento delle Vele e di rigenerazione urbana del quartiere è descritto con puntualità e correttezza nel sito. Si è deciso di abbattere tutte le Vele, tranne una per riqualificarla e farla diventare la sede della città metropolitana in modo tale da trasformare Scampia da periferia in centro dell’area urbana metropolitana. Siamo riusciti ad ottenere, aggiudicandoci un bando pubblico nazionale, le risorse per il progetto sulle Vele ed abbiamo messo negli anni denari a bilancio per la realizzazione di alloggi popolari. Una battaglia affinché nessuno rimanesse senza tetto. Alloggi popolari funzionali, confortevoli, dignitosi, efficienti. Il progetto di abbattimento e riqualificazione con servizi, asili nido, strutture commerciali, impianti sportivi, infrastrutture, verde, ha visto l’impegno encomiabile di tre realtà: il comune di Napoli in tutte le sue articolazioni politiche, amministrative e tecniche; l’Università di Napoli Federico II dipartimento di architettura e il Comitato Vele.
Del Comitato Vele non posso non citare, oltre Vittorio, che poi con il tempo è ricaduto in una brutta depressione, Lorenzo Omero, Patrizia e anche Antonio Memoli, che in quegli incontri infuocati, tra camicie, magliette, facce affaticate, scugnizzi, sandali e bermuda, donne incazzate e uomini esausti, spiccava spesso con il suo tono pacato ma fermo in giacca e cravatta, in quella contaminazione tra disoccupati, sottoproletariato, operai, impiegati, ed una bella borghesia al servizio della lotta di classe. Tanta vita a Scampia, sofferenza e umanità, mortificazioni e dignità.
Ho contribuito con forza a dare voce con il mio megafono istituzionale a chi voce non aveva mai avuto e che veniva solo incontrato, ingannato e strumentalizzato in campagna elettorale.
Finalmente un giorno, dopo anni di lavoro, viene pubblicato dal governo un bando nazionale per le periferie d’Italia (“Piano casa”) e così partecipiamo con il nostro progetto coinvolgente tre firme: la mia, quale Sindaco di Napoli, il direttore del dipartimento di architettura dell’Università e il Comitato Vele. Che emozione quando ci aggiudichiamo il bando, il relativo finanziamento di 18 milioni e risultiamo tra i primi in Italia. Con i soldi, il nostro sogno poteva adesso diventare realtà. Ed infatti sa quel momento comincia tutto l’iter burocratico, amministrativo e tecnico: una corsa ad ostacoli.
Ma arriviamo al giorno più bello, quello dell’abbattimento della Vela A (verde), il 20 febbraio 2020. Ho visto le lacrime di commozione, emozione, gioia, speranza, insomma occhi lucidi di vita e di umanità di persone che ormai attraversavano la mia vita, ne facevano parte. Ho pianto anche io quel giorno. Le parole non rendono che vuol dire portare l’umanità al potere e dare potere al popolo di poter decidere. Abbiamo vinto contro tutti: abbiamo sconfitto il pregiudizio su Scampia, la narrazione tossica di Gomorra e dintorni, la mentalità camorristica, le pressioni criminali sul territorio, l’emergenza rifiuti, abbiamo portato cultura, relazioni, il potere come servizio che va in strada e che costruisce in strada l’alternativa popolare. Ecco anche la potenza del “sindaco di strada”. Per me Scampia è stata maestro di vita e voglio esprimere la mia gratitudine alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi, alle bambine e I bambini, perché mi hanno sempre dato la forza di non mollare mai e di trovare sempre la soluzione ai problemi che, ovviamente, continuano ad essere tanti.
Per concludere, questa breve sintesi di una storia profonda ed intensa, intendo raccontare un episodio che testimonia bene l’unità che si è avuta in città tra il popolo e la nostra esperienza politica. La Presidente della Camera Laura Boldrini invita a Montecitorio le città che si sono aggiudicate i finanziamenti nel bando per le periferie. Andiamo in delegazione a Roma io, l’assessore Piscopo, il professore dell’Università, Lorenzo ed Omero in rappresentanza del Comitato Vele. Arriviamo all’ingresso a Montecitorio ed il funzionario della Camera dei Deputati invita a salire me, l’assessore e il professore, stoppando Lorenzo ed Omero che a suo dire non dovevano far parte della delegazione. Non sono abituati evidentemente alla democrazia partecipativa, alla rivoluzione popolare e con il diritto, li vedevano come brutti, sporchi e cattivi, per giunta di Napoli e finanche di Scampia. Spiego con cortesia e fermezza al funzionario che il progetto per cui siamo stati convocati a Roma e che è risultato tra i migliori in Italia ci vede tutti uniti e non possiamo separarci in queste occasioni. Quindi gli spiego che dobbiamo salire insieme altrimenti così come siamo arrivati in treno da Napoli a Roma così avremmo girato i tacchi e tornati a casa e gli chiedo quindi di avvisare la Presidente di queste nostre volontà. La Boldrini scende, le spiego il progetto e le ragioni della presenza di tutta la squadra e ci autorizza, con cortesia, a salire tutti.
Scampia è stata la prova più evidente, nella periferia delle periferie, ma nella centralità dell’umanità, di quella che è stata la mia e la nostra rivoluzione: la connessione sentimentale tra il popolo e i governanti, un lavoro di squadra contro il sistema fatto con onestà, libertà, autonomia, indipendenza, competenza, coraggio, armonia, sacrificio, pazienza, abnegazione, amore, passione e follia. Siamo stati folli, nel senso che non abbiamo fatto calcoli di opportunismo ed opportunità. Porterò le Vele, i suoi abitanti, il Comitato, sempre nel mio cuore e nei miei ricordi. Penso che insieme ci ritroveremo per lotte che non sono ancora finite perché, tra l’altro, una nuova stagione di mani sulla città si intravede e rischia di incombere sulla nostra città.
Luigi de Magistris, gennaio 2024