Formazione, problemi, criticità
L’attività predeterminata del Comitato Abitanti Vele
La vicenda delle Vele di Scampia è, e continua ad essere, prima di tutto un percorso di presa di coscienza delle aberrazioni in cui è regredita una utopia progettuale e quanto una condizione urbana e abitativa discussa e controllata dal basso potesse offrire agli abitanti spazi e condizioni di vita diverse.
Il protagonista di questo percorso è il Comitato Vele di Scampia.
Il Comitato ha svolto dalla sua costituzione alla metà degli anni ’80 il ruolo di contestazione, di analisi degli errori, di individuazione degli obiettivi, di percorsi da perseguire, di coinvolgimento degli abitanti.
Senza questo ruolo del Comitato e del continuativo supporto tecnico dell’autore gli obiettivi e le modalità perseguite (e da perseguire ancora) e i confronti anche aspri per il loro conseguimento, non sarebbe esistita la questione delle Vele di Scampia, rimanendo ignorata trascurata o misconosciuta dalle istituzioni e dai “media”, relegata probabilmente a teoriche ricerche universitarie o a eruditi contributi intellettuali.
Il Comitato costituitosi alla metà degli anni ’80 era costituito da Achille Aisler, Gennaro De Rosa, Vincenzo Granato, Vittorio Passeggio, Ciro Tucci. Vittorio Passeggio ne è stato animatore con una attività ininterrotta e totale coinvolgimento personale fino al dicembre del 2016, attività poi interrotta a causa di subentrate ricadute negative sulla salute.
Dal 2004 il Comitato ha visto l’impegno di nuovi protagonisti Omero Benfenati, Lorenzo Liparulo, Patrizia Mincione.
L’Arch. Antonio Memoli, autore di queste memorie, già impegnato in altre esperienze di lotta per la casa a Napoli, incontra per la prima volta il Comitato in occasione della presentazione della “questione Vele” in un convegno tenutosi alla Sala Santa Chiara di Piazza del Gesù a Napoli il 1 marzo 1988 1. Da quella data è stato continuativo il suo contributo al Comitato per inquadrare le critiche all’insediamento, individuare proposte legislative e normative, partecipare a confronti pubblici, coinvolgere le istituzioni su modalità di un diverso “reimpianto urbano”.
1.1
36 anni per denunciare e superare un devastante malessere abitativo
Milleduecento famiglie come cavie della sperimentazione edilizia ed urbanistica; la presa di coscienza; il ruolo continuativo e basilare del Comitato per l’obiettivo: la cancellazione dell’inferno delle “Vele” nel quartiere Scampia.
La singolarità delle attività e delle esperienze portate avanti da entrambi i Comitati e dall’autore Antonio Memoli, citati al precedente punto 1, sta nel fatto che l’eliminazione dei preesistenti invivibili insediamenti si è resa (si sta rendendo) possibile in quanto azione originata da dentro, rifiuto dei cittadini costretti ad un abitare allucinante, graduale presa di coscienza della marginalità sociale prima ancora che periferica indotta anche errori pianificatori, presa di distanza dai fenomeni di devianza sociale indotti anche dalle condizioni di isolamento e ghettizzazione.
Le istituzioni sono venute dopo, costrette dalle pressioni rivendicative di chi viveva da dentro quell’insopportabile disagio, rivendicazioni spesso indotte da comportamenti dilatori e repulsivi di chi avrebbe avuto l’obbligo di intervenire.
(In Contributo del Comitato Vele Scampia in vista delle elezioni a Sindaco per Napoli Metropolitana “Vele: un percorso ultratrentennale di rigenerazione urbana dal basso” 30/08/2021) (riportato integrale in Nota 1)
Il 14 gennaio 1991 il Comitato indice un Convegno alla Scuola Media Virgilio IV di Scampia. L’iniziativa coinvolge segretari di partito, parlamentari, consiglieri comunali.
La quantità dei nuclei familiari coinvolti, il risalto mediatico dato agli abbattimenti, l’emblematicità assunta dal quartiere Scampia nell’identificazione del malessere napoletano (dalle sequenze del film di Piscicelli “Le occasione di Rosa” alle sequenze delle serie televisiva “Gomorra”), l’articolazione delle denunce, della lotta e delle finalità perseguite in questa esperienza, mettono in evidenza un elenco impressionante di inaccettabili scelte programmatorie, di equivoche sperimentazioni progettuali, di colpevoli carenze esecutive, di una monofunzionalità insediativa che hanno contribuito a portare a conseguenze estreme l’isolamento e le devianze di questo quartiere.
L’avvio del percorso di riscatto dal devastante malessere abitativo nelle Vele di Scampia è lontanissimo. Un gruppo di abitanti delle Vele, alla metà degli anni ’80, prende gradualmente coscienza “dal di dentro” degli errori alla base del degrado abitativo e avvia una esperienza di lotta per riscatto sociale ancora in atto dopo trentotto anni. Nasce allora il Comitato Vele di Scampia che coinvolge da subito le istituzioni nell’affrontare concretamente il problema del devastante vissuto abitativo.
(Da rapporto di ricerca “di Napoli dove?” – Comune Napoli – Centro La Maieutica Roma 2005: Saggio di Antonio Memoli – Degrado urbano, disagio sociale p. 95)
- L’Arch. Antonio Memoli, già protagonista dalla metà degli anni ’70 di analoghe esperienze di critica alle condizioni insediative e abitative, partecipa all’attività del Comitato inquilini del preesistente Rione Sant’Alfonso degradato e ghettizzato, ubicato in Napoli Via Cannola al Trivio (Quartiere Poggioreale). Anche in questo caso si persegue la realizzazione di diverse condizioni insediative e abitative derivate da un lungo confronto con l’Istituzione Comunale, sostanziate da discussioni, proposte, progettazione e edificazione del Nuovo Rione (Progetto degli architetti Mario Memoli, Gabriella Benevento, Antonio Memoli) e nel trasferimento nell’ottobre 1997 dei 440 nuclei familiari dal degradato Rione ai limitrofi 10 edifici, inaugurati dal Sindaco Antonio Bassolino.
Il fatiscente Rione verrà demolito nel settembre 1999. ↩︎