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Anni ’80 ’90 forti mobilitazioni per la casa a Napoli: nella stessa area di Scampia, che esprimeva una condizione di permanente conflittualità sul problema edilizio, le “Vele” diventano un problema nel problema: “l’inferno”, “il carcere”, “il lager”
La coscienza della casa come diritto negato emerge ancora più forte negli abitanti delle “Vele” proprio quando il luogo della propria vita è respinto, forse isolato dal quartiere, molto più di quanto non abbiano fatto le assurde vie a scorrimento veloce che lo delimitano.
Il campo dei diritti basici – nutrirsi, curarsi, studiare, avere una casa –, accessibili a tutte e a tutti, dovrebbe essere il principale indicatore per determinare la riuscita o il fallimento di una società. Nei paesi capitalisti, invece, è la ricerca del profitto a vantaggio di pochi (60 famiglie detengono la ricchezza di tutto il pianeta) a determinare la “crescita” di un paese. E quando si parla di “crescita” del settore edilizio questo non significa aumento di case per i settori popolari, ma aumento della speculazione immobiliare e delle diseguaglianze.
(In Editoriale sul sito del giornale online “Città futura” 05/03/2021)
I MURALES DI FELICE PIGNATARO