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Sezione 2.4

2.4
Opinioni divergenti sui motivi del degrado -Critica all’autoreferenzialità architettonica

La posizione dell’Arch. Vezio De Lucia, Assessore all’Urbanistica nella Giunta Bassolino (1995), coincideva con quella degli oppositori alle demolizioni attribuendo responsabilità alle amministrazioni pubbliche che avevano avuto in carica la gestione di quegli insediamenti (ricordando oltre alle Vele anche lo ZEN a Palermo, o il Laurentino 38 e Corviale a Roma e tanti altri quartieri di edilizia pubblica realizzati dagli anni ’70) definendo gli abbattimenti “ una sconfitta dello Stato che non è stato capace di governare strutture tanto impegnative” (Venerdì di Repubblica del 26/10/2016).
Il Comitato ha sempre contrastato questa posizione che, focalizzando le cause del degrado a inadempienze dello Stato o delle Amministrazioni locali, sorvolava invece sulle problematicità indotte da criteri progettuali responsabili di induzione di marginalità urbana, addensamenti abitativi, sperimentazioni insediative, come verificatesi a Scampia e come dettagliatamente riportate al precedente punto 2.2.
Tra i propugnatori delle demolizioni erano invece l’Arch. Massimiliano Fuksas (Corriere delle Sera 04/04/2006 p. 23) o Nikos Angelo Salingaros Professore alla Università del Texas (San Antonio) conosciuto per il suo lavoro sulle teorie urbanistica, architettonica e della complessità, di cui si riporta una energica presa di posizione contro gli “ecomostri” pubblicata sul Corriere della Sera del 30/03/2011. Il Prof. Renato De Fusco, a proposito delle Vele, aveva scritto di inadempienze tecniche e di colpevoli inefficienze politico-amministrative.

Contro gli ecomostri
La nostra civiltà tecnicamente avanzata ha il dovere morale di costruire un ambiente che agevola la vita umana e, allo stesso tempo, di proibire costruzioni inumane erette a gloria di qualche ideologia, come furono le piramidi della casta religiosa legata al Faraone. Ebbene, anche presso di noi sono state elevate piramidi: non tombe reali, ma appartamenti per la classe operaia e disoccupata. Nessun borghese sognerà mai, se non in un incubo terrificante, di andare ad abitare in simili prigioni architettoniche, ma l’elite architettonica e politica ha trovato le cavie da chiudervi dentro. Negli anni ’60 le critiche contro questo autentico crimine sociale erano poche; difatti le facoltà d’architettura e i critici con la pipa in bocca li difendevano. Ma oggi sappiamo, grazie ad ampi studi scientifici, che la vita, negli ecomostri, viene distrutta dalla stessa loro geometria. E dunque tempo di rivedere totalmente il concetto di cosa sia la geometria edilizia di un ambiente sano. Oggi sappiamo come costruire ambienti urbani e architettonici sani.
Le Vele di Scampia non sono che un esempio fra molti di questa architettura inumana, totalitaria, tipica degli anni ‘60 e ‘70.
(Estratto dalla presa di posizione del Prof. Nikos Angelo Salingaros 1 contro gli “ecomostri” pubblicata sul Corriere della Sera del 30/03/2011) (vedi Nota 4)

Video tratto da “Crash – I luoghi e la Storia“, RaiCultura
Video tratto da “Crash – I luoghi e la Storia“, RaiCultura
  1. Nikos Angelos Salingaros (Perth1952) è un matematico e divulgatore scientifico, conosciuto per il suo lavoro sulla teoria urbanistica. ↩︎