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Contributi

La nuova centralità urbana di Scampia
di Carmine Piscopo, Assessore all’Urbanistica del Comune di Napoli dal 2013 al 2021 1

Disposte nel margine settentrionale del territorio comunale, per lungo tempo interpretate come luogo di frontiera di una città chiusa nei propri confini amministrativi, le Vele hanno da sempre mostrato una vitalità e una resistenza alle narrazioni comuni, disponendosi, nel territorio, come nelle relazioni politiche e sociali, come la punta più avanzata di un modello di città aperta, che si costituisce sull’universalità dei diritti e sulla centralità delle sue forme. Un caso emblematico di “nuova centralità”, non solo fisica, quanto, anche, geografica, politica ed esistenziale, che fa della complessità e del riscatto la frontiera di una trasformazione collettiva, cui hanno lavorato, congiuntamente e con ruoli diversi, Collettività, Istituzioni, Università, nel dar vita a un più ampio processo di rigenerazione. Che oggi ne prolunga il movimento.

Fine dei “grandi racconti”

Figlie di un intenso dibattito sorto intorno agli anni ’50 e ’60, e poi sulla scorta degli studi della Commissione Piccinato (1964), le Vele costituiscono l’emblema di una stagione dell’architettura fondata sull’utopia dell’edificio per alloggi collettivi, sul decentramento dei pesi insediativi dal centro città, sul gigantismo dei piani di zona e sulla grande dimensione, sul ruolo dell’architettura nella costruzione della città moderna. E, ancora, sulla matrice funzionalista degli studi urbani che attraversava il panorama disciplinare di quegli anni e sull’insieme delle relazioni che si andavano stabilendo tra l’abitare moderno, l’espansione edilizia e urbanistica e il rinnovato quadro delle loro declinazioni semantiche. Andrebbero, ancora, qui ripercorsi il dibattito sulle 167, il richiamo alla tradizione autentica del Movimento Moderno, alle ipotesi di fondazione e rifondazione del panorama disciplinare, alla definizione di “nuovo insieme urbano”, in relazione alle previsioni dei nuovi assi di sviluppo territoriale, alla messa a punto delle previsioni connesse con l’espansione, con la crescita e il decentramento della città, con i modelli sociali ed economici che trovavano spazio nel panorama del primo nucleo di formazione delle esperienze del Centrosinistra a Napoli e in Italia.

Parimenti, e di contro, andrebbero qui riportati il dibattito degli anni ’80 e ’90, l’insieme delle rivendicazioni, delle lotte urbane e delle denunce delle condizioni di invivibilità che hanno sin dalle origini attraversato il panorama di quegli anni, le prime grandi mobilitazioni e i primi riconoscimenti di quanto quella utopia fosse così astrattamente legata a modelli urbani che si erano dimostrati nel tempo non in grado di prevedere e coordinare la crescita e l’adattamento dei nuovi insediamenti collettivi, sorti in assenza di indirizzi di relazione o di profonda connessione con le altre parti del territorio urbano. 

Se già nel 1988, prendono infatti avvio le prime manifestazioni e le mobilitazioni cittadine che porteranno all’istituzione da parte del Comune di Napoli di una Commissione Tecnica per accertare responsabilità e possibilità di intervento, già nel marzo 1989 la Commissione comunale conferma i “guasti” denunciati nelle assemblee, dando particolare rilievo alle condizioni statiche, alle caratteristiche termoigrometriche, all’agibilità dei sistemi tecnologici, alle condizioni di salubrità e di benessere, nonché abitative, infrastrutturali e urbanistiche 2.

Un percorso, questo, nel quale si è a lungo registrato l’alternarsi di visioni differenti, spesso marcate da punte di radicalità, tra coloro i quali hanno fatto proprie le istanze di invivibilità delle realtà sociali, animate non dal solo spirito di urgenza di fuoriuscita dalla marginalità, quanto, anche, di una necessaria revisione, dall’interno, dei modelli insediativi, e le istanze di quanti hanno visto nella conservazione e nel completamento dell’impianto di Franz di Salvo, di cui restano oggi in piedi tre delle originarie sette Vele, una necessaria operazione di continuità 3. Un confronto, questo, nel quale si sono a lungo registrati, dall’uno e dall’altro lato, l’opporsi di differenti argomentazioni, che hanno finito, con il tempo, con il generare visioni profondamente diverse internamente alla cultura architettonica e al dibattito sociale. Una discussione, che Antonio Memoli, in questo prezioso testo, con pazienza e con profondo acume, ricostruisce e offre a una nuova discussione collettiva. Vale solo la pena di richiamare, in ambito scientifico, le numerose retrospettive, presentate ad opera delle Biennali nell’ambito di Esposizioni Internazionali di Architettura, che hanno evidenziato quanto dietro tale atteggiamento si celi il senso della perdita di un riferimento certo dell’architettura, che vede nella cultura e nel dibattito di quegli anni l’ultimo atto di un modernismo eroico, che ha finito con il produrre, nel confronto con la realtà, l’impoverimento di istanze autenticamente moderniste, entro cui il Moderno stesso non ha potuto specchiarsi senza provare disagio. Il cui ribaltamento, sulle spalle delle collettività, ha generato profondi conflitti e dialettiche, in alcuni casi irriducibili.

Se la fine dei “grandi racconti” ha potuto mettere in luce punti di crisi di immaginari separati dalle realtà sociali, è grazie a questo “conflitto”, che illumina istanze, desideri, bisogni di collettività a lungo rimaste schiacciate, che oggi finalmente esse emergono con la propria “verità storica rimossa” (Celati, 1975), con la propria “cattiva utopia” (Cacciari, 2009), mostrando il frangersi, per effetto del suo stesso passaggio, di castelli ideologici. Come frantumi di castelli, esse oggi riemergono dal rimosso della storia.

“Re-start Scampia. Da margine urbano a nuova centralità metropolitana”.

È sulla scorta di tali studi, nonché nella maturazione di un punto di vista diverso dal passato, aperto a relazionarsi con il nuovo portato della Città Metropolitana, che “Re-start Scampia” 4 ha mosso i suoi primi passi. Tornando così a ricomporre, e a riavvicinare, come aspetti di una stessa ricerca, culture formali e informali, nuove sensibilità progettuali, mutate condizioni fisiche e sociali, con le istanze della collettività, e riconoscendo, ancora, quanto l’architettura sia parte di un processo più grande, al quale, congiuntamente, Collettività, Istituzioni, Università (Dipartimenti di Architettura e di Ingegneria) hanno saputo dare impulso.

“Re-start Scampia” 5 si costituisce così sulla spinta del Comitato Vele, sull’insieme delle istanze della collettività, attraverso momenti assembleari diretti e un intenso programma di partecipazione (di cui si dirà più avanti), di intervento istituzionale e di coinvolgimento della cultura accademica, fino alla redazione dello Studio di Fattibilità, i cui interventi sono sintetizzati in 6 azioni fondamentali, come di seguito il sito ricostruisce con attenzione.

È su queste basi, dunque, e nella disamina attenta di studi, ricerche, elaborazioni stratificatesi nel tempo, che nasce “Re-start Scampia”, il progetto di rigenerazione urbana, con il quale il Comune di Napoli ha partecipato, classificandosi tra gli interventi finanziati, al “Bando per la presentazione di progetti per la predisposizione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle Città Metropolitane e dei Comuni Capoluogo di Provincia“. 
Il progetto, già interessato da una quota di cofinanziamento di circa 9 milioni di euro nell’ambito del PON Metro, ha ottenuto così un finanziamento di circa 18 milioni di euro, cui si sono, in una prima istanza, aggiunte ulteriori risorse economiche reperite dai capitoli di bilancio che formano il Patto con la Città (30 milioni di euro) sottoscritto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri a Napoli nell’ottobre 2016, nonché l’ulteriore finanziamento già previsto dal Governo per la Città Metropolitana (30 milioni di euro) e un ulteriore impegno di risorse proprie programmate dalla Città Metropolitana (20 milioni di euro). Impegni finanziari, questi, che a giugno 2021, l’Amministrazione de Magistris ha provveduto a incardinare nel PNRR, in un più ampio quadro di finanziamenti destinato all’Edilizia Residenziale Sociale.

Un’operazione, dunque, di ingegneria finanziaria, che ha tenuto insieme numerose competenze e diversi strumenti, con il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in un programma organico di interventi interrelati: dalle questioni abitative incardinate in un complesso programma di trasferimento dei nuclei insediati, agli interventi previsti dal Patto per Napoli, al Bando Periferie, all’intera revisione del sistema della mobilità e della connettività urbana e metropolitana, fino alla predisposizione di un bando internazionale per la rigenerazione dell’intera area ricadente nel Lotto M, alle aree del Parco della Socialità, alla rimodulazione dell’edificio della Stazione della Metropolitana, con funzioni di riconnessione tra i quartieri di Scampia e di Piscinola. Un programma, nel quale trovano spazio l’abbattimento di tre Vele, la rigenerazione e la trasformazione della Vela celeste (destinata, in prima istanza all’abitare temporaneo e, in un secondo tempo, a funzioni pubbliche e sociali), la dotazione di nuovi servizi urbani integrati, nuove attrezzature collettive, spazi comuni, standard di quartiere, asili nido, luoghi per l’istruzione e la formazione professionale, per l’assistenza e per la produzione di nuove forme di  socialità, aree per lo sport, il tempo libero, la cultura, insieme con un piano di diversa e di nuova residenzialità, dall’edificio della Stazione al grande parco, con l’obiettivo di trasformarli da “barriere che separano” in elementi di riconnessione del tessuto urbano e luogo di concreta vivibilità della collettività.

Non solo, dunque, un intervento di demolizione delle Vele A, C, e D, quanto un progetto complesso di rigenerazione e di apertura al territorio, in un disegno di nuova centralità.

Con tale spirito, l’Amministrazione de Magistris aveva previsto, prima della recente rimodulazione operata dalla nuova Amministrazione (tra il 2022 e il 2023), la redazione di un nuovo piano urbanistico attuativo, avente ad oggetto la rigenerazione del lotto M, del Parco e delle nuove connessioni, da affidare a specifica gara di progettazione internazionale, al fine di consentire, in uno con la collettività, il più ampio dibattito e la più ampia partecipazione pubblica alla trasformazione dell’intera area. Circa le demolizioni, l’Amministrazione comunale, tra il 2018 e il 2020, ha inoltre predisposto e bandito tutte le gare di progettazione, ha curato con il Governo l’insieme degli atti amministrativi e contabili, e nel 2020 ha concluso i lavori per l’abbattimento della Vela Verde, la risistemazione delle aree scoperte e le operazioni di varianti urbanistiche.

La collettività autrice di un progetto.

Con tale proposta, elaborata insieme con il Comitato Vele, con le realtà sociali e le reti attive sul territorio, con i Dipartimenti di Architettura e di Ingegneria dell’Università Federico II, si conferma dunque una visione progettuale tesa a realizzare una nuova dimensione metropolitana dell’area di Scampia. Alla base, una duplice volontà: riconoscere che quanto abbiamo a lungo chiamato “margine urbano”, o, di più -e peggio- “periferia” (con tutto il portato semantico di tale termine), si dispone, oggi, alla scala della Città Metropolitana, come il centro di una Città continua che da Napoli arriva a Caserta. E, insieme, costruire il luogo di una discussione pubblica, che restituisse centralità ad un processo, fatto di istanze, di rivendicazioni, di lotte, ma anche di visioni progettuali, nel loro farsi nuovo quadro di cultura. Inaugurando, così, un processo del tutto inedito, fondato sulla dialettica, sulla partecipazione diretta, sulla definizione di nuove forme di decisionalità, sulla convergenza di differenti autonomie, in un processo di soggettivazione collettiva. Attraverso l’architettura, straordinaria “macchina” collettiva.

Il luogo deputato a tale discussione non poteva che essere pubblico. È presso le Vele, dunque, che si sono tenute numerose assemblee territoriali, nella progressiva messa a punto degli obiettivi progettuali mai disgiunti dal diritto all’abitare, fino alla formalizzazione delle scelte amministrative. Così, mentre su altri schermi, estranei a tutto ciò che stava accadendo, andava in scena una narrazione convenzionale di Scampia, le Vele si disponevano come il luogo di accoglienza di una discussione aperta, che pratica la demolizione delle narrazioni e delle cattive novelle con la medesima forza con cui si realizza un riscatto popolare, mentre, contestualmente, altri confronti si andavano svolgendo nelle aule universitarie, negli Uffici del Comune, nella sede dello storico Comitato Vele e, di là in poi, in piazza Montecitorio, nelle sale di Palazzo Chigi, nelle commissioni Ambiente e Territorio della Camera e del Senato e nell’Aula della Camera, dove, il progetto, durante una storica seduta, è stato presentato e discusso alla presenza delle più alte cariche dello Stato. E di là, di nuovo in circolo, allorché lo Stato, attraverso i propri rappresentanti, è stato accolto, in un atto di ricezione e di amore, nelle case degli abitanti delle Vele. Fino alla Biennale del Cinema di Venezia e alle numerose rassegne culturali nazionali e internazionali.

Un ruolo di decisivo protagonismo, e di costruzione, va qui naturalmente riconosciuto al Comitato Vele, la cui costituzione avviene quale processo storico di rottura di pratiche di consociativismo e di esclusione delle collettività dai luoghi decisionali: dal diritto alla casa, al lavoro, alle condizioni di vivibilità, ai diritti civili, al riscatto sociale, al volontariato, alla cura dei luoghi, al diritto all’infanzia, alle clausole sociali… L’elenco, in tal senso, è lungo, ma non basta. Poiché vi è di più: il Comitato ha qui riscritto la storia del quartiere, opponendo a una storia di rassegnazione e di subalternità (data una volta per tutte), la storia che “non c’è”, quella da costruire e immaginare tutti insieme, da sovrascrivere alle narrazioni dominanti, ribaltando il piano della rassegnazione nella sfera dei diritti e mettendo in atto una prospettiva di coesione intergenerazionale entro un quadro di condizioni sociali estremamente difficili, coniugando la speranza con la rivendicazione, l’ideazione e la lotta, in una moltiplicazione di raggi di influenza e nella costruzione di un metodo. Dalla storia del quartiere, dunque, scritta una volta per tutte, alla sua riscrittura e reinvenzione: è nella frase “siamo sognatori abusivi”, che Restart Scampia si fa buona novella e terreno della determinazione politica, che abbatte i “mostri di cemento” come si abbattono le narrazioni ghettizzanti, come ogni pratica tesa a rubare il futuro o il sorriso dei più piccoli.

Il principale risultato di questo percorso, che ha visto, così, la trasformazione di una prima proposta progettuale in un insieme di progetti finanziati e di gare pubbliche, non è solo nel progetto, di cui la collettività è concretamente autrice, quanto, anche, nel dar vita a un processo di coesione, che ha riavvicinato, e tenuto insieme, in un reciproco rispetto di autonomie, Istituzioni e collettività, comitati, associazioni, cittadini, abitanti, a partire da un’operazione di sperimentazione diretta di forme inedite di partecipazione e di costruzione di un dibattito pubblico, aperto ad accogliere dialettiche ritenute irriducibili. Un percorso, che ha tenuto insieme, come aspetti di una stessa ricerca, architettura, collettività, partecipazione alle scelte, realtà fisiche e sociali, città e politica.

Un processo, questo, che trova completamento nella parallela costruzione e inaugurazione della nuova sede del Polo Universitario per le Professioni Sanitarie, (originariamente noto come Facoltà di Medicina di Scampia). Frutto di un Accordo di Programma, la cui realizzazione e ultimazione dei lavori è avvenuta grazie a un intenso sforzo dell’Amministrazione de Magistris, sorto sull’area di sedime delle Vele abbattute, la nuova sede universitaria ha avviato il primo ciclo laboratoriale di formazione nel 2022, rilanciando, grazie allo straordinario processo popolare che qui si è costituito, la prospettiva degli interventi previsti da “Restart Scampia”.

È nell’insieme di tali azioni, nel combinato disposto che tiene insieme “Restart Scampia” con il completamento e l’inaugurazione della nuova sede dell’Università, che si è data forma concreta alle nuove direttrici di sviluppo che hanno saputo conferire a Scampia una nuova dimensione, che oggi mostra tutta la propria forza rigeneratrice. E si dispone come la punta più avanzata di un processo di cambiamento, che ha fatto parlare di sé come un’esperienza che ha varcato i confini nazionali, mostrando quanto sia possibile, seppur entro dialettiche talora irriducibili, operare trasformazioni imponenti, nel loro farsi costruzioni di futuro.

Un riconoscimento di tale forza appartiene di diritto al Comitato Vele, a Vittorio Passeggio, Antonio Memoli (autore di questo prezioso sito), Omero Benfenati, Lorenzo Liparulo, Patrizia Mincione, a tutte le donne e gli uomini che, con il proprio sacrificio e il proprio straordinario agonismo, hanno affiancato, sostenuto, dato impulso al processo delle Vele. Al Sindaco Luigi de Magistris e alla sua amministrazione tutta, a Massimo Santoro, Sergio Avolio, Giuseppe Runfola. Agli abitanti delle Vele. In sintesi, nella sua espressione più ampia, al “Popolo delle Vele”.

Carmine Piscopo, gennaio 2024

  1. Il testo fa riferimento all’esperienza condotta come Assessore all’Urbanistica e ai Beni Comuni del Comune di Napoli, dal 2013 al 2021. ↩︎
  2. Sulla spinta delle mobilitazioni e delle indicazioni tecniche redatte dalla Commissione, il Comune delibera in data 10 giugno 1989 di assoggettare i lotti su cui ricadono le Vele (L e M) a Piani di Recupero ai sensi della legge 457/1978. La fattibilità del Piano di Recupero viene successivamente verificata attraverso la redazione di una proposta progettuale che prevede la realizzazione di corpi di fabbrica di 3-4 piani, con scale relazionate a 6-8 famiglie, corti di pertinenza sistemate a verde, separazione dei percorsi e realizzazione di nuovi luoghi di relazione sociale.
    Le sollecitazioni poste all’Amministrazione cittadina portano nel 1994 all’approvazione di una delibera che prevede l’abbattimento [anche se parziale] delle Vele e, nel 1995, all’approvazione del piano di riqualificazione “Vele” Scampia, redatto sulla scorta di studi e proposte progettuali della Facoltà di Architettura di Napoli. La demolizione di tre Vele avviene con gli abbattimenti dell’11 dicembre 1997, del 22 febbraio 2000 e del 29 aprile 2003. L’apertura dei cantieri, per il trasferimento abitativo dei nuclei familiari presenti nelle Vele ha inizio nel 1997.
    Segue, nel 1991, l’istituzione, da parte del Ministero delle Aree Urbane, di un gruppo di coordinamento costituito dai rappresentanti delle istituzioni firmatarie del programma di riqualificazione, approvato poi nel 1995 e attuato per il 90% per quanto riguarda gli interventi di edilizia residenziale pubblica sostitutiva delle Vele. Ad oggi, infatti, sono stati trasferiti nei nuovi comparti edilizi più di 800 nuclei familiari, mentre, tra il 2018 e il 2021, ulteriori nuclei familiari hanno potuto prendere possesso degli ulteriori 188 alloggi completati dal Servizio di Edilizia Residenziale Pubblica del Comune di Napoli, in via Labriola e in via Gobetti. ↩︎
  3. Tra i numerosi contributi, Cfr. P. Belfiore, B. Gravagnuolo, Napoli. Architettura e urbanistica del Novecento, Laterza, Roma-Bari 1994; E. Sicignano, Le Vele di Scampia ovvero il fallimento dell’utopia, in “Costruire in Laterizio”, n. 65, 1998, pp. 368-373; F. Coccia, F. Costanzo, Recuperare Corviale, Kappa, Roma 2002; A. Gambardella, Postfazione, in G. Fusco (a cura di), Francesco di Salvo. Opere e progetti, pp. 180-182, Clean, Napoli 2003; S. Gizzi, Come mettere le mani sulle Vele, in “La Repubblica”, Cronaca di Napoli, 14 ottobre 2010; B. Discepolo, Il sovrintendente al Comune. Da ecomostro a monumento: Le vele non vanno abbattute, in “Il Mattino Napoli”, 2 ottobre 2010, p. 41; G. Cosenza, Per far rinascere le Vele c’è bisogno di architettura (ma non degli architetti), in “Corriere del Mezzogiorno”, 12 novembre 2010; G. Mazziotti, M. Rosi, Salviamo le Vele di Scampia, in “Corriere del Mezzogiorno”, 13 novembre 2010; A. Castagnaro, Quanto veleno su quelle Vele. Eppure, all’assessore piacevano, in “Corriere del Mezzogiorno”, 19 novembre 2010; U. Carughi, Il destino delle Vele, in “La Repubblica”, Cronaca di Napoli, 12 ottobre 2010; M. Dezzi Bardeschi, Archeologia del moderno e tramonto dell’utopia. Le Vele di Gomorra sono lo specchio del nostro imbarazzo?, pp. 2-5, in “Ananke. Quadrimestrale di cultura, storia e tecniche della conservazione per il progetto”, n. 62, Firenze 2011; F. Purini, Contro gli errori del Moderno, in “Ananke. Quadrimestrale di cultura, storia e tecniche della conservazione per il progetto”, p. 57, e P. Mascilli Migliorini, R. Castelluccio, C. Casati, Napoli: si chiuda la sperimentazione, si aprano le periferie, pp. 58-63, in “Ananke. Quadrimestrale di cultura, storia e tecniche della conservazione per il progetto”, n. 79, Firenze 2016. ↩︎
  4. “Restart Scampia” si costituisce e si perfeziona sulla base dell’“Accordo di Collaborazione Scientifica tra il Comune di Napoli e il DiARC (Dipartimento di Architettura), il DICEA (Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale) e il DIST (Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura)”, sottoscritto nel 2014, dal titolo “Studio per la fattibilità strategica, operativa e funzionale finalizzato alla valorizzazione e alla riqualificazione dell’area delle Vele di Scampia”. Firmatari e autori dello Studio, anche i Comitati e le Associazioni attive sul territorio, tra cui alcuni rappresentati dello storico Comitato Vele di Scampia. Fortemente voluto dal Sindaco L. de Magistris, in particolare, lo Studioè stato sviluppato dall’Assessorato all’Urbanistica (Assessore prof. C. Piscopo, arch. D. Buonanno e dott. N. Malpede) dall’Assessorato al Patrimonio (Assessore A. Fucito, arch. D. Ascione, Arch. G. Battaglia), dalla Direzione Centrale Pianificazione Generale del Territorio e Sito Unesco (Dir. Arch. G. Ferulano), dal Gruppo di Ricerca dell’Università di Napoli Federico II, composto dal DiARC (Dipartimento di Architettura – Dir. M. Losasso (Responsabile Scientifico), i proff. R. Amirante, A. Castagnaro, V. D’Ambrosio, D. Lepore, F. Palestino, P. Scala – coll. G. Esposito, V. Guadagno, F. Passaro), dal DICEA (Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale – Prof. A. Montella), dal DIST (Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura – proff.. R. Landolfo, ing. F. Portioli), e dal Comitato Vele (arch. A. Memoli, Vittorio Passeggio). ↩︎
  5. “ReStart Scampia. Da margine urbano a nuovo centro dell’area Metropolitana”. Progetto di fattibilità tecnica ed economica: Comune di Napoli – Assessorato all’Urbanistica e ai Beni Comuni: Ass. Prof. C. Piscopo; Responsabile Unico del Procedimento: arch. Massimo Santoro; Gruppo di Progettazione: G. Acampora, P. Antignano, S. Avolio, A. De Cicco, P. Di Pace, A. Giudice, A. Graniero, M. Rocco, G. Runfola, I. Sbrescia, M. A. Somma, E. Sommella, F. Sorrentino, A. Verde. ↩︎
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Postfazione

L’architettura come diritto all’abitare, di Giuseppe Limone, filosofo

Antonio Memoli – Un sito su quarant’anni di battaglie sociali, lungo quanto il grido del GRIDAS

1. Dall’architettare all’abitare

Questo sito è un complesso ragionato di documenti, di stampe, di fotografie, di prese di posizione, di dichiarazioni di intenti, di iniziative, di eventi ufficiali, di resoconti, di indicazioni di scadenze e di lotte.

Esiste, come è noto, un’attività scientifica che, studiando le reazioni chimiche, consiste nel farne la cosiddetta “analisi dei residui”. Si tratta di investigare una reazione chimica a partire dai residui che essa lascia all’esito della reazione stessa. Crediamo che analoga esplorazione debba poter farsi nello studio di una città. È possibile, infatti, esplorare la vita di una città muovendo dai residui culturali, civili e sociali che essa ha rilasciato e disseminato sul territorio, proiettando – così – la sua fisionomia nei suoi esiti, voluti o non voluti che siano.

L’esame di una città come quella di Napoli – ancora più di altre – non può sottrarsi a una tale regola metodologica, che intende guardare a una comunità civile nella sua interezza e non soltanto ai suoi centri più nobili e vistosi. Si tratta, in realtà, innanzitutto di una scelta culturale e civile, consistente nel voler guardare a tutti i componenti della comunità come degni di essere avvistati e compresi, e soprattutto presi sul serio.

Napoli ha avuto una storia antichissima e recente, con tutto ciò che questo ha significato in termini di proiezioni e di sedimenti. Napoli è stata più cose: i decumani, la città sotterranea, le catacombe, le chiese, il barocco, il mare, l’impegno di tanti per preservarne la bellezza, l’adattamento di molti, la disobbedienza muta di alquanti e il sacco urbanistico alla città, quello su cui ha efficacemente parlato Francesco Rosi nel suo film Le mani sulla città (1963). Riferimenti importanti in questa storia sono state, fra le altre, le vicende che hanno riguardato San Giovanni a Teduccio, i quartieri spagnoli, il rione Traiano, il Vomero, Bagnoli, Soccavo, Pianura e tanti altri luoghi in cui si sono scaricate e declinate le tensioni della città.

In questo orizzonte, sono state degne di attenzione, negli ultimi cinquant’anni, le vicende che hanno riguardato i quartieri di Poggioreale e di Scampia, rispettivamente appartenenti alla municipalità numero quattro e alla municipalità numero otto. Non sono, certamente, le sole; ma – qualora le si omettessero – si perderebbe larga parte del complessivo significato di un’evoluzione, non semplicemente diacronica, ma storica.

Antonio Memoli, architetto e urbanista, ha operato con competenza e passione proprio in questi due mondi sociali, incontrandosi, da un lato, col rione Sant’Alfonso (appartenente a Poggioreale) e, dall’altro lato, col quartiere di Scampia, collocato ai confini settentrionali.

Il rione Sant’Alfonso – nel quale era stata trasferita, negli anni Cinquanta, la popolazione dalle baracche della via Marina – fu negli anni Novanta interamente abbattuto e ricostruito per rivendicazione degli inquilini, quattrocentoquaranta famiglie, rappresentate dal Comitato degli stessi inquilini e tecnicamente sostenute dalle progettazioni degli architetti Antonio Memoli, Mario Memoli e Gabriella Benevento. Le sette Vele di Scampia, costruite a partire dagli anni Ottanta, sono state, per le condizioni abitative degradanti, oggetto di contestazione da parte dei Comitati degli abitanti, anch’essi tecnicamente sostenuti da Antonio Memoli, ragion per cui, a tutt’oggi, quattro sono state già abbattute e due restano da abbattere (resterà in piedi, per fini istituzionali o per altre ragioni, solo quella di colore celeste). In questo senso, ciò che è accaduto al rione Sant’Alfonso e ciò che è accaduto alle Vele di Scampia sono stati, per così dire, ologrammi della vita di un’intera città: il piccolo nel grande, il grande nel piccolo. E Antonio Memoli è stato – per queste vicende e non soltanto – un pezzo importante nella storia di questa città. Sul suo tavolo di lavoro, per decenni, notte dopo notte, con incredibile metodicità, si sono stratificate le esperienze e le decisioni di ogni giornata. Gli eventi di Sant’Alfonso e delle Vele sono stati molto importanti, soprattutto per il significato civile e sociale – direi esemplare – che hanno rappresentato. Bisogna pur dire, però, che troppo spesso la stampa nazionale non ha avuto adeguata coscienza di questa storia, spesso fermandosi soltanto sugli aspetti più negativi e degradanti, ignorando i forti processi rivendicativi nati al loro interno. Infatti, la pubblicistica si è concentrata soltanto sui fenomeni di emarginazione, delinquenza, degrado, totalmente ignorando le pur forti resistenze attive che erano in atto, perfino con risultati di prima grandezza.

Ma qual è stato il significato profondo di questi due processi? Noi diremmo, guardandoli da dopo, e non soltanto da dopo, che essi hanno significato lo svolgimento di quattro partite, intellettuali e civili, tutte riguardanti il rapporto fra un’arte, come l’architettura, e la vita concreta, come quella di una civile comunità, capace di porre al centro della sua attenzione il diritto di abitare.

2. L’anatomia di un impegno collettivo: quattro partite civili

A) Vediamo la prima partita. L’architettura è certamente una scienza, un’arte e un’attività professionale. Ma essa ha una specifica qualità, che la distingue nettamente dalla poesia, dalla pittura, dalla scultura, dalla musica, da qualsiasi forma di letteratura. Mentre queste ultime, infatti, possono essere affidate al puro genio inventivo del loro autore, l’architettura, invece, deve necessariamente fare i conti con la vita concreta delle persone che gli edifici saranno chiamati a ospitare. Non si può ideare un edificio sulla base della pura invenzione del genio creatore, perché è l’edificio a dover adattarsi alla vita civile delle persone e non viceversa. Opinare e praticare diversamente significa scegliere il mestiere di Procuste, il quale, come si sa, trattava i suoi clienti allungandone o amputandone le gambe a seconda delle necessità dell’artefatto da lui creato. Purtroppo, molto spesso il luminoso estro delle cosiddette “archi-star” è stato assimilabile a Procuste. La cosiddetta archi-star, ossia l’architetto-stella, è un Procuste di lusso e di ottima reputazione, anche se di lui non lo si direbbe nemmeno sotto tortura. In questo senso, ad esempio, aver progettato le passerelle interne alle Vele (realizzate per accesso agli alloggi ubicati fino a quaranta metri) come se fossero assimilabili ai vicoli napoletani è stato poco più che una ingenua bizzarria.
Per capire che le Vele di Scampia non erano assolutamente adatte a ospitare le milleduecento famiglie in loro catapultate (milleduecento in origine, novecentoventi a seguito di trasferimenti del dopoterremoto) è stata necessaria un’attività intellettualmente rischiosa. Ma ci voleva coraggio per esercitarla, forse addirittura temerarietà. Infatti, chi osò denunciare il magnifico malfatto rischiò – concretamente rischiò – di essere considerato incompetente, irresponsabile e pazzo. Quando le cose sono state già portate a compimento, tutto il decorso dei fatti sembra essere stato “naturale”, ma si tratta di una illusione morgana, forse anche un po’ vile e sciocca, che semplicemente nasce dal senno e dalla prospettiva del dopo. Ci son voluti circa trent’anni per capirlo veramente, anzi operativamente. Le Vele, pur formalmente accattivanti, dovevano essere, invece, abbattute. Ciò, attraverso la dolorosa scelta di un’operazione inevitabile che ne raddoppiava, in realtà, gli stessi costi di progettazione e costruzione. Una follia? Piuttosto, una sapiente e coraggiosa follia.
Tre qualità hanno accompagnato, pertanto, la prima partita: 1) la capacità di dire all’architettura che cosa deve essere l’architettura; 2) il coraggio di dire all’architettura che cosa non deve essere l’architettura; 3) il diritto civile degli abitanti di segnalare l’insostenibilità del loro disagio, in nome della priorità del civile abitare sul libero architettare.
Tutto ciò significava avere per metro di giudizio i residui civili e sociali lasciati sul campo da un misconoscimento di questa funzione sociale.

B) Vediamo la seconda partita. Si tratta di capire in che modo e misura un movimento sociale può essere in grado di indicare guasti e di proporre rimedi, anche radicali. Ciò comportava la necessità di altre tre qualità: 1) la capacità delle persone di aggregarsi e discutere intorno a un fine comune; 2) la capacità delle stesse persone di darsi forme organizzate in grado di reggere al cimento della durata; 3) l’attitudine di queste stesse persone a darsi obiettivi concreti, credibili e cadenzati. Tutto ciò, in nome di un più radicale significato del “pubblico”, che NON è il “pubblico formalizzato”, ma quello volontario e comunitario, che opera per il bene comune ancor prima che lo faccia un “Ente pubblico”. In altri termini: il momento originario del “pubblico” non è il “pubblico formalizzato”, ma ogni forma di cittadinanza attiva, individuale o collettiva che sia. In questo senso, la tradizionale dicotomia “privato/pubblico” è gravemente insufficiente, perché ignora la sostanziale natura pubblica – pubblica in sé – della cittadinanza attiva e del comunitario, attività nelle quali vive il vero senso di ciò che chiamiamo il “civile”.      

C) Vediamo la terza partita. Si tratta della capacità di un movimento sociale di munirsi di elaborate proposte, idonee a misurarsi non solo in termini di discussione, ma anche di progettazione. Tutto ciò significava altre tre qualità: 1) avere una cultura non solo della protesta, ma della proposta; 2) mettere in moto un connubio militante che tenesse insieme attori sociali e tecnici capaci di sposarne le finalità; 3) avere la capacità di entrare in dialogo con le varie Istituzioni – a tutti i livelli – concernenti le cruciali questioni in gioco.

D) Vediamo la quarta partita. Si tratta dell’importanza di porsi, contemporaneamente, il problema riguardante l’intero assetto urbanistico del quartiere e della sua funzione nella città. Tutto ciò comportava ancora tre qualità: 1) la consapevolezza che un qualsiasi edificio vale per il contesto urbano in cui vive (non sono la stessa cosa un edificio urbanisticamente ben collocato e un edificio spogliato di ogni attrezzatura sociale o collocato immediatamente a ridosso di superstrade a veloce scorrimento, e perciò privo di ogni contesto urbano); 2) un’acuta sensibilità, culturale e civile, capace di alimentare una identità di quartiere; 3) la promozione di forme associative, educative, sportive e culturali, se non addirittura editoriali e bibliotecarie.

3. Dalla coscienza civile del GRIDAS all’Angelo delle città

In questa complessiva vicenda si sono messi in luce movimenti, persone, attività sociali e culturali, energie di ogni genere e qualità. È stato proprio all’interno di questi percorsi che sono emersi, nel rione Sant’Alfonso, persone come Pierpaolo Polizzi, Piero Russo e Luigi Zaccaria; e, nel quartiere di Scampia, persone come Felice Pignataro, Mirella Lamagna, Vittorio Passeggio, animatori del geniale movimento del GRIDAS (acronimo di Gruppo di Risveglio dal Sonno), intellettuali e uomini del popolo, artigiani, insegnanti, operai, disoccupati: si pensi, a tutt’oggi, a persone come Rosario Andreozzi, Omero Benfenati, Lorenzo Liparulo, Patrizia Mincione, e tanti volti di tanti generosi, impegnati nella causa comune. Tutto ciò ha significato misurarsi, contemporaneamente, con la fantasia, con la progettualità, con la durata dell’impegno e con la tempistica delle scadenze. Di tutto questo, salvo lodevoli eccezioni, non c’è stata sufficiente eco nella stampa nazionale.

Una storia e una città lasciano “residui”, ma sono proprio questi residui – spesso sfuggenti – i germi rivelativi per la misurazione di una vicenda e per la creazione di un’alternativa civile e sociale. Oggi nel quartiere di Scampia è stata insediata una parte dell’Università Federico II, quella destinata alle Scienze infermieristiche. Scampia, nonostante la cattiva affabulazione mediatica che l’ha assimilata quasi al Bronx americano, è oggi una terra fervida di iniziative e di attività, culturali e civili. Si tratta di un’azione di riqualificazione che si è sviluppata fin da quando in essa si costituì, nel 1981, un vivace movimento di coraggiosi che, affrontando ogni tipo di difficoltà e cimentandosi in un ventaglio di attività creative (fra cui il Carnevale, i “murales” e tante progettazioni popolari), diede vita al GRIDAS, guidato e animato, come già si diceva, da Felice Pignataro e da Mirella Lamagna.

Questo sito è la preistoria cadenzata di un impegno che si è fatto storia. Sono occorsi ben trentacinque anni perché questo processo venisse finalmente alla luce. Come se un carcerato, lungamente dimenticato, uscisse dalle segrete di Montecristo per far vedere a tutti che non solo è vivo ancora, ma che è degno di fiducia e ricco di avvenire.

La vera ricchezza di una nazione dovrebbe essere misurata non tanto sul prodotto interno lordo, quanto sulla sua capacità di non sprecare i talenti e le sensibilità delle persone di cui è costituita. Ѐ qui il senso concreto dell’avvenire. Ce ne dovremmo ricordare più spesso in Europa, quando si parla dell’Italia e della sua storica e costituzionale vocazione fondatrice e rifondatrice.

Walter Benjamin, ispirandosi all’Angelo di Paul Klee, immaginò un angelo che, raccogliendo le macerie del passato, cerca di ricostruirle nel presente, per quanto fra tempeste e disagi. La storia di Scampia è stata una inedita storia dell’angelo. Quest’angelo è stato l’incarnarsi di una rabbia di riscatto sociale che si è concentrata nell’appassionata forza dei Comitati che senza mai stancarsi hanno lavorato e immaginato. Non può esistere una libertà di architettare senza una dignità dell’abitare, né può esistere una qualità culturale di assetto urbano senza la qualità civile di membri combattivi e consapevoli in una operante comunità. Ѐ stato questo – in quarant’anni di lotte – l’angelo di Scampia: è stato, in nome di Felice Pignataro e di tanti coraggiosi, il lungo grido bianco del GRIDAS, arrivato fino a noi, interrogandoci su noi.

Giuseppe Limone, gennaio 2024

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Sezione 15

2023
“Lavori in corso”

15.1
L’impegno continua: Vele – Scampia – Città Metropolitana: l’inclusione sociale paradigma della rigenerazione urbana e il rapporto con la nuova Amministrazione

Dall’ottobre 2021, successivamente alle nuove elezioni cittadine, il Comitato ha dovuto riformulare tutta la vicenda delle Vele alla nuova Amministrazione Comunale con Sindaco Gaetano Manfredi, promuovendo incontri in particolare con la Prof.ssa Laura Lieto nel suo ruolo iniziale di Assessore all’Urbanistica e, in seguito, di Vicesindaco, incontri svoltisi a Palazzo San Giacomo il 4 marzo il 1° luglio e il 22 settembre del 2022 e il 12 gennaio 2023. A seguito di questi incontri si è costituito un “tavolo tecnico” degli Uffici Comunali e del Comitato per affrontare il completamento di detto programma Restart Scampia.
In particolare nei PUI (Piani Urbani Integrati) del PNRR il Comune ha compreso l’accordo quadro 1 già previsto da detto programma Restart Scampia (vedi Sezione 11 – 11.3) con la previsione di 70 mln + 10 mln previsti dal “Patto per Napoli” sottoscritto nel 2016 per procedere alle demolizioni delle Vele C (gialla) e D (rossa), al recupero della Vela B (celeste) a funzione metropolitana, al reimpianto del Lotto M e alle conseguenti riallocazioni dei nuclei familiari censiti, interventi su cui si incentra l’impegno del Comitato nella prosecuzione del programma. Le scadenze dell’accordo quadro obbligano alla definizione del progetto di “reimpianto” sul Lotto M entro il 2023 e al collaudo delle opere entro il 2026.
Per questo il Comitato e gli abitanti sono andati a Roma a chiedere al Governo che le risorse per gli interventi sul Lotto M di Scampia dovessero restare finanziate dal Pnrr. A fronte del rifiuto di essere ricevuti i manifestanti hanno occupato il Pantheon per circa due ore.
La valenza di questa esperienza, il perseguimento del diritto all’abitazione e al contesto urbano come opportunità di inclusione sociale può proporsi non solo alla scala di Scampia, dove sono ancora presenti nuclei urbani isolati e degradati, ma anche alla scala della Città Metropolitana dove una cittadinanza finalmente attiva e determinata potrebbe innescare, a partire da contesti di edilizia residenziale pubblica ormai obsoleti, processi di rigenerazione urbana autogestiti come quello perseguito nelle Vele.

Quello che può essere definito in termini generali il “diritto all’abitazione” è riconosciuto da una molteplicità di Trattati internazionali oltre che dalla Costituzione italiana. Dalla Dichiarazione universale dei Diritti umani del 1948, al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, agli articoli 47, 32, 29, 14 della nostra Costituzione: seppure sia assente nella nostra Carta una specifica espressione in tal senso, il diritto alla casa risulta essere un fondamentale diritto dell’individuo (Sentenza n. 119/1999 della Corte costituzionale).
Senza esitazione allora, dovremmo poter dire che “diritto all’abitazione”, come il diritto economico, sociale e culturale ad un adeguato alloggio e riparo, dovrebbe essere rappresentato ancora oggi come un tema cardine di giustizia sociale, quindi come una necessaria rivendicazione politica. L’abitazione costituisce garanzia di inclusione sociale per l’individuo e la famiglia, presupposto necessario per godere di importanti diritti fondamentali, primo fra tutti il rispetto della dignità di una persona. (Da un articolo sulla rivista LEFT di Lorenzo Ballerini – 01/07/2020)

Video tratto da “Report“, novembre 2023, RaiTre
Video tratto da “Report“, novembre 2023, RaiTre
  1. accordo quadro partito prima del 31 dicembre 2022, scadenza entro la quale le amministrazioni beneficiarie erano tenute ad attivare i finanziamenti pena la loro restituzione. ↩︎
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Sezione 14

2022 – La mutazione di Scampia: dal diritto all’abitare al diritto alla città

14.1
L’ubicazione dell’Università altra finalità della vicenda Vele: contributo alla polifunzionalità di Scampia

Il 18 ottobre 2022, sul luogo dove sorgeva la Vela H, si inaugura il Polo Universitario dell’Ateneo napoletano Federico II destinato a corsi per le professioni sanitarie della Facoltà di medicina e chirurgia.
Si realizza un’altra finalità della vicenda Vele che poneva tra i suoi obiettivi iniziali “l’opposizione ai quartieri monouso, dormitori per emarginati, inadatti ad assumere un ruolo funzionale nella crescita della città, con ritardi incolmabili nella realizzazione di tutte le attrezzature di relazione sociale” (vedi Sezione 2,2 1° indicatore del contesto sociale).
Ancora una volta l’avvenimento è però una parata istituzionale che determina la protesta del Comitato Vele e del Movimento disoccupati. Viene rivendicato che il Polo Universitario ha rappresentato uno degli obiettivi perseguiti nella decennale vicenda Vele a integrazione del diritto all’abitare con il diritto alla città. In opposizione a questa parata il nesso tra la lotta e la collocazione del Polo a Scampia come parte del contrasto al degrado e come vettore della rigenerazione della periferia viene rimarcata in un Convegno organizzato dal Comitato, tenutosi nello stesso Polo Universitario il 15 dicembre 2022.

Il diritto alla città si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all’individualizzazione nella socializzazione, all’habitat e all’abitare. Il diritto all’attività partecipante e il diritto alla fruizione sono impliciti nel diritto alla città.
Da Henri Lefebvre – Il diritto alla città – Feltrinelli 1968

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Sezione 13.2

Il reimpianto del Lotto M nella proposta discussa con il Comitato

Il reimpianto urbano del Lotto M previsto dall’Arch. Antonio Memoli è stato discusso con il Comitato nel 2020 (26/05, 04/06, 13/06) e presentato all’Assessore Laura Lieto (Giunta Sindaco Manfredi) il 01/07/2022. Una volta demolite anche le Vele C (gialla) e D (rossa), il reimpianto deve proporsi come impronta insediativa alternativa all’originario contesto di degrado urbano e disagio sociale. L’articolazione progettuale si è configurata con successivi approcci.
Il primo approccio progettuale della proposta di reimpianto è stata la definizione di un modulo base per identificare la connessione tra unità abitativa, unità edilizia e unità urbana come nuclei di residenze a “palazzine”, configurazione iniziale di spazio di relazione e, quindi, di comunità.
Il secondo approccio è stata la identificazione dei vincoli e delle relazioni interne o esterne al Lotto: permanenza della Vele B (celeste), diramazioni verso i plessi scolastici di Via Labriola, la stazione della Metropolitana collinare, la Piazza della Socialità, il Dipartimento Universitario e, in particolare, il raccordo tra il Parco adiacente e il Lotto con l’attraversamento della Vela celeste.
Il terzo approccio è stata la configurazione formale e planovolumetrica del rapporto dei moduli base con le relazioni esterne e il sistema di attrezzature interne (parcheggi, centri associativi di istruzione laboratori, edificio di culto, area sportiva, orti civici, pista ciclabile) integralmente immerse in un ambiente vegetale di aree boscate, quinte arboree, allineamenti arbustati.
Il quarto approccio dovrà essere l’integrazione dei servizi infrastrutturali di base (qualità degli approvvigionamenti Idrici, elettrici, gas, fogne, smaltimento rifiuti) con impianti di contenimento energetico e di controlli termici (efficientamento della illuminazione e del riscaldamento).

Una città non è un mero aggregato urbano. Essa è una comunità. Una comunità che è memoria storica, figura spaziale, identità civile; precipitato di convivenze, di culture, di tradizioni.
(…)
Non basta che la città sia un universo di servizi; occorre che conservi le risorse essenziali che propiziano l’esistenza di un rapporto tra persone.
(…)
Nessuno può vivere senza una comunità. Un tale diritto è degno di essere considerato oggi uno dei diritti fondamentali della persona.
(Da un saggio del Prof. Giuseppe Limone: L’uomo contemporaneo e il diritto alla città) (Contributo italiano alla partecipazione del Prof. Corrado Beguinot alla “World Conference – The city crisis – Edizioni Giannini Napoli 2011)

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Sezione 13

2018/2020 – La fase attuativa del programma “Restart Scampia”

13.1
Dalla consegna di nuovi alloggi alla demolizione della Vela A (verde)

2018 – Attività propedeutica al trasferimento per nuovi alloggi
07 gennaio 2019 – Assegnazione degli alloggi provvisori nella Vela B (celeste) alle 60 famiglie in trasferimento dalla Vela A (verde) destinata alla prossima prima demolizione; significativo intervento del Sindaco De Magistris a sottolineare il ruolo storico del Comitato
20 febbraio 2020 – Demolizione della Vela verde: l’abbattimento delle Vele perseguito non come avventata furia iconoclasta ma come occasione di realizzazione di diversi modelli edilizi ed urbani.

 “Quell’immagine che veniva accomunata a Gomorra la cancelleremo ma soprattutto voglio sottolineare che queste persone non hanno mai perso la loro dignità pur abitando in un luogo difficile e complicato, restando a testa alta e con la schiena diritta”.
(Dall’intervista al Sindaco de Magistris durante l’assegnazione alloggi)

La demolizione della Vela A (verde) si inquadra come ulteriore alternativo decisivo atto voluto dal Comitato Vele nella ormai lunghissima vicenda divenuta emblematica per la decisa contestazione per un verso per cancellare quei modelli insediativi, edilizi, costruttivi, gestionali fallimentari e per l’altro per conquistare una diversa dignitosa condizione abitativa.
(Intervento del Comitato: Scampia: da quartiere “monouso” a ruolo metropolitano Documento di intenti)

Video tratto dal canale YouTube Comune di Napoli
Video tratto da TgR Campania, RaiTre
Video tratto da TgR Campania, RaiTre
Video tratto da TgR Campania, RaiTre
Video tratto da TgR Campania, RaiTre
Video tratto da TgR Campania, RaiTre
Conferenza stampa 20/02/2020 – intervento Benfenati
Conferenza stampa 20/02/2020 – intervento Memoli
Conferenza stampa 20/02/2020 – intervento de Magistris
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Sezione 12

2017 – La vicenda Vele: confronti pubblici di critica a modelli insediativi aberranti

12.1
L’attenzione nazionale: Montecitorio – Incontro nazionale sulla Rigenerazione delle Periferie
Le contrapposizioni alle demolizioni

Il 23 novembre 2017 si tiene nella Sala Aldo Moro a Montecitorio un convegno dal titolo “La realtà si vede meglio dalla periferia”, organizzato del Comitato del Quartiere Corviale Roma rappresentato da Pino Galeota. Il convegno consente di mettere a confronto esperienze su percorsi di “rigenerazione urbana” operanti su tutto il territorio nazionale a partire dalla vicenda delle Vele di Scampia.Nel contempo a Napoli, in contemporanea con le decisioni e i finanziamenti che ormai programmano per le Vele demolizioni, riqualificazioni e reimpianto, si ripresentano contrapposizioni che ostinatamente antepongono la salvaguardia del modello formale delle Vele trascurando il disastroso contesto abitativo e sociale che vi si è prodotto (Opinioni del Prof. Pasquale Belfiore, Ordinario di progettazione architettonica, al Convegno “Sabato delle idee” Istituto Tecnico Scampia 02/12/2017 e dell’Arch. Gaetano Troncone al Convegno “Recuperiamo le Vele di Scampia” presso la Sala Via Verdi Comune di Napoli 19/12/2017)

(…) nel progetto delle Vele possiamo trovare presenza non solo degli errori attinenti alle modalità di “pianificazione sociale” del modernismo, ma anche tracce, seppur più fioche, dei ‘difetti’ di un certo postmodernismo architettonico.
Così, seppur la concretezza, l’attenzione all’uomo e alla sua storia, era all’origine della concezione delle Vele, questa si è visibilmente risolta in un discostamento dalla reale ‘materialità’ delle esigenze umane, anche a causa della sua voglia di ‘sorprendente innovazione’, di essere in ogni caso “eccezionalità”. Cosa che, per quanto encomiabile nel suo distaccarsi da quel modello costruttivo monotono e omogenizzante che finirà col portare alla normalità della “città generica”, non solo non ha negato nel suo insieme la rigidità del mass housing, ma, in fondo, ha reso pure quest’esperienza architettonica (pur se non volutamente) effimera, proprio in quanto irrimediabilmente astratta (e indi fallimentare), Tale affermazione va pertanto inserita nel solco della critica a un’“artisticità” degli architetti che può talvolta realizzarsi come autoreferenzialità irresponsabile svincolata da ogni verifica, su una linea di pensiero che intende «determinare una società dagli ‘edifici e non gli edifici dalla società…
Si ricordi che il regista Salvatore Piscicelli già nel 1981 ambientava il suo “Le occasioni di Rosa”, avente a oggetto la vicenda di una sbandata ragazza di periferia, tra le Vele di quella che allora era definita laconicamente la “167 {così come molti agglomerati urbani costruiti in base al provvedimento legislativo n.167 del 18 aprile 1962, in tema di «edilizia economica e popolare»). L’effetto visivo era già quello di una desolata estraneità del luogo alla normalità del vivere e del muoversi.
(In libro “Progetto Scampia – Sulla questione della periferia nord di Napoli” di Michelangelo Pascali – Giappichelli Editore Torino – p. 55)

Montecitorio 23 novembre 2017, intervento Memoli
Montecitorio 23 novembre 2017, intervento Benfenati
Sala Nugnes 19/12/2017, intervento Memoli, video tratto dal canale YouTube Studio 147
Sala Nugnes 19/12/2017, intervento Liparulo, video tratto dal canale YouTube Studio 147
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Sezione 11.3

2016/2017 – L’attribuzione al Comune di Napoli di € 17.970.171 + € 9.000.000 a valere su PON Metro finalizzati alla demolizione delle Vele A, C, D, alla riqualificazione momentanea della Vela B, e al reimpianto del Lotto M.
Il Programma “Restart Scampia”

L’integrazione tra problema abitativo e ruolo di Scampia è divenuta ulteriore obiettivo del Comitato, nella convinzione della necessità di mutazione del Quartiere da luogo periferico a ruolo funzionale nel sistema metropolitano di Napoli; le conseguenti sollecitazioni al Comune hanno prodotto:
lo Studio di fattibilità dell’area Vele prodotto dall’Università Federico II con il contributo del Comitato, con la individuazione di 6 “azioni” di qualificazione urbana (Nodo intermodale – Piazza della socialità – Parco – Lotto M – Accessibilità – Piazza dei giovani);
la partecipazione al Bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 26 maggio 2016 per la presentazione di progetti per la riqualificazione urbana, resa operativa a seguito della Delibera della Giunta Comunale di Napoli n° 520 del 29/08/2016 e del conseguente progetto di fattibilità “Restart Scampia” coordinato dall’Assessore all’Urbanistica Carmine Piscopo;
la conseguente attribuzione al Comune di Napoli di € 17.970.171, che insieme a € 9.000.000 a valere su PON Metro, sono finalizzati fondamentalmente alla demolizione delle Vele A, C, D, alla riqualificazione momentanea della Vela B, e alla sistemazione delle aree esterne;
Il programma “Restart Scampiaper la destinazione dei fondi.

L’intervento sulle parti di città de sottoporre a rigenerazione urbana deve prevederne la compatibilità ambientale, l’impiego di materiali ecologici, l’autonomia energetica con il progressivo ricorso alle fonti rinnovabili, la limitazione dell’inquinamento acustico, il sistema di attrezzature sociali, culturali, religiose, sportive integrato con il sistema della mobilità e sosta e con un impianto a verde di connessione e concatenamento tra le parti.
(Da definizione di “rigenerazione urbana” della Enciclopedia Treccani)

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Sezione 11.2

Visita alle Vele della Presidente della Camera Laura Boldrini (19/12/2016), incontro con lo scrittore Erri de Luca (08/05/2017), assemblea con il Sindaco Luigi de Magistris (21/09/2017), incontro con studenti della Facoltà di Architettura di Monaco di Baviera (02/11/2017), la rappresentanza delle Vele al Consiglio Comunale di Napoli

Il 19 dicembre 2016 la Presidente della Camera Laura Boldrini visita le Vele insieme al Sindaco de Magistris partecipando ad una assemblea nella sede del Comitato e a un successivo sopralluogo negli alloggi. L’8 maggio 2017 lo scrittore Erri de Luca interviene ad un incontro sulle Vele al “Cantiere 167” in Viale della Resistenza.

La storia delle “Vele” di Scampia rappresenta una svolta nell’immaginario mediatico napoletano, immaginario che le rappresenta come simbolo continuativo solo di degrado, criminalità organizzata, marginalità, ignorando invece il percorso iniziato negli anni ‘80 dal Comitato delle Vele e dalle Associazioni progressivamente operanti per cambiare le condizioni di vita e, di conseguenza, modificare anche quell’immagine mediatica.
Si è trattato di obiettivi ostinatamente sostenuti nei trenta anni (!!!) trascorsi, oggetto di confronto (spesso scontro) continuo con Istituzioni, università, intellettuali, organi dell’informazione, per dare visibilità alla volontà di riscatto di cittadini “scartati”. E’ stata questa ostinazione, perseguita con il supporto delle necessarie indicazioni tecniche, che ha imposto ai tanti interlocutori succedutisi l’attenzione al problema.
(Estratto dalla Lettera del Comitato all’attenzione della Presidente della Camera dei Deputati Onorevole Laura Boldrini (vedi Nota 7)

È un esperimento nuovo che si sta materializzando adesso. Il fatto che ci siano tante persone ora in un giorno feriale qui dentro è il segno che c’è un fermento che altrove non c’è. Considero questa città e questo quartiere un punto di avanguardia della coscienza civile di questo paese. Voi dovete essere fieri di abitare qui. I vostri figli saranno fieri di essere stati figli di quelle persone che hanno cambiato questo paese. È esistita la realtà di Gomorra ma voi state scrivendo il secondo capitolo.
(Dall’intervento di Erri de Luca al “cantiere” di Scampia l’8 maggio 2017 (vedi Nota 8)

Video tratto da “TgR Campania”, RaiTre
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Sezione 11

2015/2017 – Rilancio degli obiettivi: nuovo interesse dei media – rivendicazioni manifestate in corteo a Palazzo Montecitorio – attenzione della Presidente Boldrini – programma “Restart Scampia” – nuove demolizioni

11.1
Trasmissione RAI 1 “restate scomodi”- Manifestazione a Montecitorio del Comitato e degli abitanti (04 marzo 2015) – Manifestazione in vista dell’occupazione della sala consiliare del Comune di Napoli per rivendicare la consegna dei nuovi alloggi

Carnevale Gridas 2014 – Le Vele al corteo
5 febbraio 2015 – Trasmissione su RAI 1 programma “restate scomodi”
4 marzo 2015 – Manifestazione a Roma Palazzo Montecitorio con un corteo numerosissimo e vivace di abitanti delle Vele per richiedere finanziamenti per demolizioni, nuovi alloggi e reimpianto urbano di Scampia con funzioni metropolitane. Alla manifestazione era presente il Sindaco de Magistris. Nella mattinata una delegazione con gli Assessori Carmine Piscopo, Sandro Fucito e l’Arch. Antonio Memoli aveva incontrato a Palazzo Chigi il segretario del Ministro Del Rio formulando analoghe richieste.

Una casa in cui abitare è il principale elemento per la stabilità, la dignità individuale e sociale di ogni persona e famiglia.

Audio dalla trasmissione “Restate scomodi”, 05/02/2015, Rai Radio 1 (intervento Memoli 1)
Audio dalla trasmissione “Restate scomodi”, 05/02/2015, Rai Radio 1 (intervento Memoli 2)
Audio dalla trasmissione “Restate scomodi”, 05/02/2015, Rai Radio 1 (intervento Passeggio 1)
Audio dalla trasmissione “Restate scomodi”, 05/02/2015, Rai Radio 1 (intervento Passeggio 2)
Manifestazione a Palazzo Chigi e Montecitorio, 04/03/2015 (1)
Manifestazione a Palazzo Chigi e Montecitorio, 04/03/2015 (2)